Mostra “Scelte inedite per Massimo Cavalli”
Lo Spazio d’Arte Palazzo Pollini vuole rendere omaggio a Massimo Cavalli, figura di spicco affermatasi in Ticino e in Lombardia già nella seconda metà del Novecento.
La sua formazione avviene all’Accademia di Brera (1949-54) nel momento in cui in Europa nasce e si afferma l’arte Informale (Wols, Fautrier), la cui denominazione è coniata nel 1951. A Milano è soprattutto il gruppo di Corrente (Birolli, Cassinari, Chighine, Morlotti …) a farsene interprete in ambito lombardo. Tra il 1957 e il ’58 Cavalli stringe legami d’amicizia con i pittori ‘milanesi’ Gianfranco Fasce, Pierluigi Lavagnino, Tino Repetto, Enrico Della Torre e Luigi Piciotti, appartenenti, come lui, alla area dell’arte informale, e con loro espone in diverse mostre collettive in Lombardia. Sul versante ticinese, è molto apprezzato dal poeta Giorgio Orelli, nonché dallo storico e critico d’arte Virgilio Gilardoni che organizza per lui una mostra personale alla celebre galleria del Negromante di Bellinzona (1959). Nel ’61-’62 soggiorna un anno a Roma, presso l’Istituto Svizzero; qui ha occasione di conoscere Mafai, Leoncello e lo stampatore Ciarrocchi. Nel frattempo, dalla fine degli anni Cinquanta, compie numerosi viaggi di studio in tutt’Europa. Dal 1962 al 1980 ha il suo atelier a Milano, svolgendo la propria attività fra Ticino e Milano. Pittore e incisore tiene mostre personali e collettive, oltre che in Italia e in Svizzera, anche in diverse città d’Europa.
Sin dagli anni giovanili Cavalli è puntualmente attento alla nuova tendenza dell’informale, capace d’accoglierne in sé i fermenti sia d’area lombarda, sia d’area francese, dei quali, in modi e tempi diversi, assume vari elementi, ottenendo incisivi esiti personali propiziati dalla sua specifica sensibilità pittorica e dalla sua vasta cultura. Nel complesso, il suo appassionato, assiduo impegno artistico ed esistenziale, incessantemente teso a trovare il punto della propria consistenza umana nell’arte, registra continui sottili spostamenti: frutto di maturazione e progressivo arricchimento dell’iniziale nucleo poetico giovanile, esperiti lungo l’intero arco della sua vita.
È attorno agli anni Ottanta che la sua pittura si va precisando ancor più, orientandosi ulteriormente in direzione francese: Hartung, Soulages, Bazaine. La sua indagine, allontanatasi ormai dall’inziale naturalismo e dal materico, perviene così a concentrarsi sul volumetrico e l’architettonico delle strutture spaziali, e i colori oscuri prendono sempre più campo, con tutto il loro senso di mistero (soprattutto nelle grandi tavole è il nero a emergere con forza): talora modulati a gradi, talaltra ad andamenti inquietanti. Sicché “il vero fondamentale tema di Cavalli non è più la natura, il mondo esterno, ma il mondo interno […]. Non si assottiglia soltanto la tecnica della pennellata, il gesto o la materia, bensì la percezione del mondo, l’atto di pensare visivamente. L’immagine è sempre più autonoma ossia astratta: non raffigura, non rappresenta cose o ricordi di cose, ma presenta colori, linee, luci, ritmi. Questa astrazione non è geometrica, ovviamente, perché la conduzione delle linee è libera, scattante, vibrante” (Curonici). È come se l’artista affidasse “alla costruita parete di pittura la somma di emozioni, angosce, tensioni che la sua accesa sensibilità avverte come minacce o varchi all’essere nel mondo.” (Bruno)
È proprio di questa più recente stagione dell’arte di Cavalli che l’esposizione vuole proporre un gruppo di opere (1988-2002), offrendo così al pubblico la possibilità di accostare una sintesi serrata della sua assidua ricerca artistica, in cui forza misteriosa dell’esistenza e coerenza del linguaggio pittorico ottengono sorprendenti e originali esiti espressivi, un arricchimento affatto personale nell’ambito dell’arte informale. Un omaggio dunque alla personalità di Cavalli che con la sua arte, la sua cultura è stato una presenza sempre stimolante nel dibattito artistico-culturale del Cantone. Vero è che per le generazioni di pittori a lui successive ha costituito un vitale punto di riflessione e di riferimento.